I disturbi alimentari (DCA)
I Disturbi del Comportamento Alimentare (DCA) sono condizioni patologiche caratterizzate da un rapporto problematico con il cibo e con il proprio corpo, nelle quali l’autostima e la valutazione di sè di chi ne è affetto sono condizionate in maniera eccessiva e impropria dal proprio peso e dalle proprie forme corporee.
In Italia, secondo un’indagine del Ministero della Salute effettuata nel 2012, ne soffrono 3 milioni di persone. Ad ammalarsi sono prevalentemente le giovani donne, mentre gli uomini costituiscono dal 5 al 10% del totale dei soggetti affetti. Ogni anno si ammalano di disturbi del comportamento alimentare 500.000 donne di età compresa tra 12 e 35 anni.
I principali Disturbi del Comportamento Alimentare sono:
l’Anoressia Nervosa
la Bulimia Nervosa;
il Disturbo da Alimentazione Incontrollata o Binge Eating Disorder (BED),
i Disturbi Alimentari Non Altrimenti Specificati (NAS)
Pare che circa il 10% dei soggetti in età a rischio (tra i 15 e i 25 anni) soffra di un disturbo alimentare “parziale” o “subclinico”, in cui cioè sono presenti solo alcuni dei criteri dell’Anoressia Nervosa o della Bulimia Nervosa e presenti un quadro clinico e medico meno grave rispetto alle diagnosi “piene”.
Caratteristiche cliniche
I comportamenti tipici di una persona che soffre di un Disturbo del Comportamento Alimentare sono:
– digiuno,
– restrizione dell’alimentazione,
– abbuffate (ingestione di una grande quantità di cibo in un breve periodo di tempo accompagnata dalla sensazione di perdere il controllo e non riuscire a controllare cosa e quanto si mangia),
– vomito autoindotto,
– assunzione di lassativi e/o diuretici al fine di contrastare l’aumento di peso,
– intensa attività fisica finalizzata alla perdita di peso
Anche se alcune persone possono ricorrere talvolta ad uno o più di questi comportamenti, questo non implica necessariamente che esse soffrano di un disturbo alimentare vero e proprio.
Soffrire di un disturbo alimentare sconvolge la vita di una persona e la sua identità; a poco a poco tutti pensieri finiscono per ruotare attorno al cibo e alla paura di ingrassare. Spesso i pensieri ossessivi assillano la persona a tal punto da impedirle di avere un funzionamento normale e interferiscono con lo svolgimento delle sue attività così che terminare un compito, lavorare o studiare può diventare molto difficile.
La vita sociale e di relazione viene compromessa sia perchè la persona è troppo assorbita nelle sue preoccupazioni e nei suoi comportamenti patologici per avere energia da dedicare agli altri, sia perchè essa comincia ad evitare tutte le occasioni sociali in cui si richiede di mangiare fuori o in presenza di altre persone.
Una caratteristica quasi sempre presente in chi soffre di un disturbo alimentare è l’alterazione della propria immagine corporea: la percezione che la persona ha del proprio aspetto è deformata, essa tende a vedersi grassa anche quando non lo è e tende a vivere i suoi presunti difetti fisici come se fossero ingigantiti. Alcune donne hanno molta difficoltà a guardarsi allo specchio, oppure hanno la tendenza a guardarsi allo specchio continuamente, come per rassicurasi sul proprio aspetto e per controllarne la forma; in ogni caso la loro immagine interna, l’idea del proprio corpo che si sono create sembra influenzare la loro vita più della loro immagine reale.
Spesso il disturbo alimentare è associato ad altre patologie psichiatriche come depressione, disturbi d’ansia, l’abuso di alcool o di sostanze, il disturbo ossessivo-compulsivo e disturbi di personalità. Possono essere presenti anche comportamenti autoaggressivi, autolesionismo e tentativi di suicidio. Questi disturbi sono associati a una serie di complicazioni mediche di una certa gravità e sono anche tra i disturbi psichiatrici con i più elevati indici di mortalità: purtroppo fino al 19% dei pazienti decede nei vent’anni successivi alla diagnosi.
Diffusione del fenomeno
La diffusione di questi disturbi è esplosa negli ultimi decenni e la loro aumentata incidenza viene attribuita all’influenza del contesto culturale in cui siamo immersi: nei paesi industrializzati si è sviluppato un ideale di bellezza che esalta una magrezza per certi aspetti estrema e certamente difficile da raggiungere con un regime alimentare equilibrato. Paradossalmente, mentre i mass media propongono immagini di donne sottilissime, la televisione e i giornali allo stesso tempo pubblicizzano alimenti ipercalorici e spingono al consumo smodato di cibo. Questo messaggio ambivalente e quasi schizofrenico in cui da un lato si deve essere perfetti e dall’altro si deve invece godere senza limiti dei piaceri del cibo, diventa estremamente confusivo per coloro che non hanno ancora un’identità solida e ben formata come le adolescenti e le giovani donne che a causa della loro insicurezza e scarsa autostima finiscono per accettare i modelli di bellezza proposti dai rotocalchi e farli propri.
In effetti i disturbi del comportamento alimentare sono ampiamente diffusi nel mondo occidentale e nei paesi industrializzati mentre è più rara la loro presenza in paesi in via di sviluppo, dove la pressione sociale verso un’ideale di magrezza è quasi del tutto assente.
Campanelli di allarme
I primi sintomi che precedono l’instaurarsi di un disturbo del comportamento alimentare sono l‘iniziare una dieta per la perdita di peso e il rifiuto di riprendere ad alimentarsi normalmente dopo che la perdita di peso è avvenuta. Si verifica quasi sempre insieme anche un aumento dell’attività fisica che diventa eccessiva fino a occupare diverse ore al giorno. Il fattore di rischio principale per l’entrata nel disturbo alimentare è quindi sempre iniziare una dieta ipocalorica; ovviamente non tutti i giovani che iniziano una dieta poi sviluppano un problema alimentare, la probabilità di sviluppare il disturbo dipende da vari fattori: predisposizione genetica, eventi stressanti nel periodo precedente alla malattia, caratteristiche di personalità.
I tratti di personalità associati con una maggiore vulnerabilità verso i disturbi alimentari sono: tendenza al perfezionismo, competitività, rigidità, tratti ossessivi e inibizione emotiva cognitiva e comportamentale.
L’importanza della diagnosi
Solo una piccola percentuale di persone che soffre di un disturbo alimentare chiede aiuto per uscirne e molti casi non vengono diagnosticati. Generalmente le persone affette da DCA presentano una forte resistenza al trattamento e molte arrivano in terapia perchè portate dai familiari, preoccupati per le loro condizioni. Chi soffre di un disturbo del comportamento alimentare ha infatti difficoltà a riconoscere di avere un problema: inizialmente non ha la piena consapevolezza di avere una malattia e poi il forte senso di vergogna e di colpa gli possono impedire di chiedere aiuto o di confidarsi con qualcuno perchè questa condizione è vissuta con estremo imbarazzo.
Ultimamente i casi di disturbi alimentari stanno avendo un’età di insorgenza sempre più precoce tanto che sono sempre più frequenti casi tra i bambini a partire dagli 8 anni di età; in questi casi è importantissimo fare presto una diagnosi e intervenire tempestivamente per aumentare la probabilità che il disturbo vada in remissione e duri il minor tempo possibile. La prognosi è tanto più peggiore quando il disturbo esordisce più avanti negli anni e diventa difficile da trattare quanto più tardi viene diagnosticato.
Il decorso dei disturbi alimentari tende infatti a essere per lo più cronico e caratterizzato da fasi di remissione alternate a periodi di riacutizzazione dei sintomi; si osserva spesso un passaggio da un disturbo alimentare all’altro. La completa guarigione è abbastanza difficile da ottenere: solo un 30% delle pazienti anoressiche guariscono e la metà di esse comunque continuano a avere distorsioni dell’immagine di sè e fissazioni sull’alimentazione; le pazienti bulimiche hanno una tendenza al miglioramento con fasi alterne e mantengono spesso invariate la focalizzazione sull’aspetto corporeo e l’attenzione per il peso e il cibo.
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