Disturbi d’ansia e di panico in una prospettiva psicosomatica
I disturbi d’ansia e i disturbi da attacchi di panico sono patologie che evidenziano in maniera chiara l’esistenza di uno stretto legame tra mente e il corpo, poichè molte delle loro manifestazioni sono sia sul piano psichico che su quello fisico.
Ansia e panico sono associati a sintomi fisici a livello del sistema cardiorespiratorio e del sistema gastrointestinale: tachicardia, iperventilazione, difficoltà a respirare, dolore al petto, nausea, dolori all’addome, solo per dirne alcuni.
Il fenomeno dell’attacco di panico non a caso è oggetto di interesse anche per la medicina psicosomatica, soprattutto per due ragioni.
Una riguarda la definizione stessa del disturbo che ha il suo nucleo fondamentale nell’attacco di panico: nel DSM-V (2014) l’attacco di panico è diagnosticato quando occorre un preciso periodo di paura intensa in associazione con una serie di sintomi, molti dei quali, come sudorazione, difficoltà di respiro, tachicardia, vertigini, è di natura fisica.
L’altra ragione è che il paziente con disturbo da attacchi di panico spesso si rivolge in prima battuta al medico di base a causa delle manifestazioni a carico del sistema cardiaco, respiratorio e gastrointestinale, con la conseguenza che non sempre il disturbo è correttamente diagnosticato, mentre i costi sociosanitari crescono a causa di prescrizioni di esami diagnostici e terapie spesso inutili. Le persone colpite dal primo attacco di panico spesso giungono al pronto soccorso credendo di avere un malore fisico o un infarto, tanto che spesso la crisi d’ansia viene scambiata per un disturbo di natura fisica. Molte persone, non essendo capaci di riconoscere alcuna motivazione psicologica dietro gli attacchi, iniziano a sottoporsi ad accertamenti clinici e terapie mediche inutili in cerca di una spiegazione del loro disagio.
Questa mancanza di consapevolezza del significato più profondo del sintomo rivela una mancanza di collegamento fra corpo e mente, che rappresenta la causa fondamentale alla base di molte malattie psicosomatiche. In questi disturbi è il corpo che esprime in un linguaggio simbolico ciò che la psiche non può comunicare.
Oggi la ricerca in psicosomatica ha fatto passi da gigante, soprattutto grazie ai contributi delle neuroscienze, una disciplina scientifica che si occupa dello studio del sistema nervoso dal punto di vista anatomico e fisiologico. Le indagini condotte negli ultimi venti anni hanno permesso di scoprire che esiste un complesso sistema d’interazioni tra emozioni, sistema nervoso autonomo, sistema endocrino e sistema immunitario. È stato infatti provato che questi sistemi comunicano tra loro attraverso molecole, chiamate neuropeptidi, capaci di portare segnali in tutte le aree del corpo. In particolare, le ricerche hanno evidenziato che la nostra struttura neurofisiologica riveste un’importanza cruciale nella capacità di modulare l’espressione delle emozioni e nella capacità di rispondere adeguatamente allo stress.
Le neuroscienze e la medicina psicosomatica hanno dato indubbiamente un contributo nella comprensione di ansia e panico perché sono state in grado di evidenziare ciò che avviene nel sistema nervoso dal punto di vista biochimico e molecolare; tuttavia, queste discipline riescono a spiegare come e che cosa succede, ma non ci dicono molto sul perché. È impossibile spiegare un fenomeno così complesso senza fare riferimento a una visione psicosomatica che abbracci l’essere umano nella sua interezza e che comprenda tanto gli aspetti genetici-somatici, quanto gli aspetti psicodinamici, psicosociali, spirituali ed esistenziali.
Verso una visione integrata
Oggi l’opinione più diffusa in campo scientifico è che i disturbi d’ansia e i disturbi da attacchi di panico derivano da un complesso intreccio di cause biologiche, psicodinamiche, caratteristiche di personalità, abitudini di vita e fattori stressanti ambientali.
Non a caso la definizione stessa di “panico” deriva dal nome del dio greco Pan, figura mitologica mezza uomo e mezza animale che simboleggia proprio la natura molteplice dell’essere umano che racchiude in sé i tre universi: animale, umano e divino.
Attualmente nel campo della psichiatria si evidenzia sempre più una tendenza all’integrazione sia nella comprensione sia nel trattamento dei disturbi d’ansia e di panico. Si sta diffondendo sempre più il trattamento integrato di psicofarmaci e psicoterapia, nella consapevolezza che nella sinergia e collaborazione è possibile trovare soluzioni migliori alle problematiche dei pazienti.
È stato merito del lavoro del neuroscienziato Eric Kandel (1999)[1] l’aver creato un ponte tra neuroscienze, psicoanalisi e biologia. Egli, conducendo una serie di esperimenti sul verme marino Aplysia, ha dimostrato che le connessioni sinaptiche si modificano e si rafforzano in modo permanente come effetto dell’apprendimento e ha dimostrato che l’espressione genetica può essere modificata grazie all’interazione con l’ambiente.
Kandel ha affermato che la psicoterapia stessa è una forma di apprendimento e che essa, producendo alterazioni dell’espressione dei geni, può indurre dei cambiamenti strutturali persistenti nei pazienti sottoposti a trattamento.
Anche la Psicosintesi Terapeutica è parte di questo movimento innovativo verso l’integrazione, tra l’altro la Psicosintesi è probabilmente una delle concezioni psicologiche che si conciliano meglio con gli orientamenti moderni delle neuroscienze. Del resto Assagioli stesso, che è stato uno dei fondatori della Società Italiana di Medicina Psicosomatica, ha affermato che “Il vero nome della psicosintesi dovrebbe essere in realtà bio-psicosintesi, al fine di accentuare la inclusione del corpo nella completa sintesi della personalità umana”.
Che cosa significa “biopsicosintesi”? Significa avere una modalità di approccio complessa che cerca di mettere insieme, in una sintesi armonica, tutti i livelli dell’essere umano, dal somatico-biologico all’energetico, da quello mentale-affettivo, a quello spirituale-transpersonale.
Nella visione della Psicosintesi, mente, corpo ed emozioni sono intrinsecamente collegati con l’anima, la quale utilizza il corpo per esprimersi nel mondo ed effettuare il suo progetto esistenziale. Il corpo è il luogo concreto attraverso cui l’individualità si esprime nel mondo. Per un terapeuta psicosintesista, conoscere le basi anatomiche, fisiologiche e molecolari delle emozioni e degli eventi psichici significa poter dare una base fisica alle esperienze interiori e avere una visione più concreta e dettagliata di quelli che altrimenti potrebbero essere soltanto processi mentali vaghi e indefinibili.[2]
[1] Kandel E., Biology and the future of Psychonalysis: a new intellectual framework for psychiatry revisited, American J. Psychiatry, Apr, n. 156, pp. 505-524, 1999.
[2] Ferrucci P., La Psicosintesi vista alla luce delle neuroscienze, Rivista di Psicosintesi Terapeutica, Edizioni SIPT, 26, settembre 2012.
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